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Amanita

Questa sera si recita a soggetto

Daniele Milvio

Via dei Banchi Vecchi, 24
October 9, 2025 – November 23, 2025

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Daniele Milvio, Radio Mestizia, 2025, China ink on canvas, aluminum frame, 90 3/4 x 103 1/8 in, 230.5 x 262 cm
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Daniele Milvio, Per voi il lavoro è un breve fastidio tra un aneddoto e un altro, 2025, China ink on canvas, aluminum frame, 82 3/4 x 51 1/8 in, 210.2 x 130 cm
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Daniele Milvio, Il sogno di Coleridge, 2025, Wood, two-way mirror, mirror, lighting equipment, ink, cellophane, steel foil, 83 1/2 x 45 1/4 x 21 5/8 in 212 x 115 x 55 cm
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Daniele Milvio, Il sogno di Coleridge, 2025, Wood, two-way mirror, mirror, lighting equipment, ink, cellophane, steel foil, 83 1/2 x 45 1/4 x 21 5/8 in 212 x 115 x 55 cm
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Daniele Milvio, Meatmare, 2025, China ink on canvas, aluminum frame, 89 5/8 x 100 1/4 in 227.5 x 254.7 cm
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Daniele Milvio, Untitled (ragnatela), 2025, China ink on canvas, aluminum frame, 51 3/8 x 82 5/8 in 130.6 x 210 cm
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Daniele Milvio, Kubla Khan, 2025, Wood, two-way mirror, mirror, lighting equipment, ink, bamboo, steel foil, 84 5/8 x 36 5/8 x 15 3/4 in 215 x 93 x 40 cm
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Daniele Milvio, Kubla Khan, 2025, Wood, two-way mirror, mirror, lighting equipment, ink, bamboo, steel foil, 84 5/8 x 36 5/8 x 15 3/4 in 215 x 93 x 40 cm

Overview

Amanita is pleased to announce the opening of its new gallery in Rome, located at Via dei Banchi Vecchi 24 in the historic Palazzo Crivelli, a distinguished Renaissance palazzo. The gallery inaugurates its Rome program with Questa sera si recita a soggetto, a solo exhibition by Daniele Milvio, featuring a new body of work created during his residency at Fondazione Iris in Bassano in Teverina.



IL DOTTOR HINKFUSS: […] Per levare a quello ch’io dico ogni aria di paradosso, v’invito a considerare che un’opera d’arte fissata per sempre in una forma immutabile che rappresenta la liberazione del poeta dal suo travaglio creativo: la perfetta quiete raggiunta dopo tutte le agitazioni di questo travaglio. Bene.
Vi pare, signori, che possa più essere vita dove non si muove più nulla? dove tutto riposa in una perfetta quiete?
La vita deve obbedire a due necessità che, per essere opposte tra loro, non le consentono né di consistere durevolmente né di muoversi sempre. Se la vita si movesse sempre, non consisterebbe mai: se consistesse per sempre, non si moverebbe più. E la vita bisogna che consista e si muova.
Il poeta s’illude quando crede d’aver trovato la liberazione e raggiunto la quiete fissando per sempre in una forma immutabile la sua opera d’arte. Ha soltanto finito di vivere questa sua opera. La liberazione e la quiete non si hanno se non a costo di finire di vivere.
E quanti le han trovate e raggiunte sono in questa miserevole illusione, che credono d’essere ancora vivi, e invece son così morti che non avvertono più nemmeno il puzzo del loro cadavere.
Se un’opera d’arte sopravvive solo perché noi possiamo ancora rimuoverla dalla fissità della sua forma; sciogliere questa sua forma dentro di noi in movimento vitale; e la vita glie la diamo allora noi; di tempo in tempo diversa, e varia dall’uno all’altro di noi; tante vite, e non una; come si può desumere dalle continue discussioni che se ne fanno e che nascono dal non voler credere appunto questo: che siamo noi a dar questa vita; sicché quella che do io non affatto possibile che sia uguale a quella di un altro. Vi prego di scusarmi, signori, del lungo giro che ho dovuto fare per venire a questo, che il punto a cui volevo arrivare.
Qualcuno potrebbe domandarmi: Ma chi ha detto a lei che l’arte debba esser vita?
La vita deve si obbedire alle due necessità opposte che lei dice, e perciò non arte; come l’arte non vita proprio perché riesce a liberarsi da codeste opposte necessità e consiste per sempre nell’immutabilità della sua forma. E ben per questo l’arte è il regno della compiuta creazione, laddove la vita, come dev’essere, in una infinitamente varia e continuamente mutevole formazione. Ciascuno di noi cerca di crear sé stesso e la propria vita con quelle stesse facoltà dello spirito con le quali il poeta la sua opera d’arte. E difatti, chi più n’é dotato e meglio sa adoperarle, riesce a raggiungere un più alto stato e a farlo consistere più durevolmente. Ma non sarà mai una vera creazione, prima di tutto perché destinata a deperire e finire con noi nel tempo; poi perché, tendendo a un fine da raggiungere, non sarà mai libera; e infine perché, esposta a tutti i casi impreveduti, imprevedibili, a tutti gli ostacoli che gli altri le oppongono, rischia continuamente d’esser contrariata, deviata, deformata. L’arte vendica in un certo senso la vita perché, la sua, in tanto vera creazione, in quanto liberata dal tempo, dai casi e dagli ostacoli, senza altro fine che in sé stessa.
Sì, signori, io rispondo, proprio così. E tante volte, vi dico anzi, m’è avvenuto di pensare con angoscioso sbigottimento all’eternità di un’opera d’arte come a un’irraggiungibile divina solitudine, da cui anche il poeta stesso, subito dopo averla creata, resti escluso: egli, mortale, da quella immortalità. Tremenda, nell’immortalità del suo atteggiamento, una statua.
Tremenda, questa eterna solitudine delle forme immutabili, fuori del tempo.
Ogni scultore (io non so, ma suppongo) dopo aver creato una statua, se veramente crede d’averle dato vita per sempre, deve desiderare ch’essa, come una cosa viva, debba potersi sciogliere del suo atteggiamento, e muoversi, e parlare.
Finirebbe d’essere statua; diventerebbe persona viva. Ma a questo patto soltanto, signori, può tradursi in vita e tornare a muoversi ciò che l’arte fissò nell’immutabilità d’una forma; a patto che questa forma riabbia movimento da noi, una vita varia e diversa e momentanea: quella che ciascuno di noi sarà capace di darle. Oggi si lasciano volentieri in quella loro divina solitudine fuori del tempo le opere d’arte. Gli spettatori, dopo una giornata di cure gravose e affannose faccende, angustie e travagli d’ogni genere, la sera, a teatro, vogliono divertirsi.

Luigi Pirandello. (1930). Questa sera si recita a soggetto. Milano - Roma: A. Mondadori editore.



Daniele Milvio (b. 1988, Genoa; lives and works in Milan) graduated from the Accademia di Belle Arti di Brera. Milvio has exhibited internationally in solo shows such as Red Herring (Amanita, New York, 2024), Le Faremo Sapere (Federico Vavassori, Milan, 2023), Melodyne (Weiss Falk, Basel, 2022); Danno Erariale, curated by Gigiotto del Vecchio (Fondazione Morra Greco, Naples, 2022); Terzultimatum (Galleria Federico Vavassori, Milan, 2021), and New Bronzes and Drawings (Weiss Falk Attic, Basel, 2019).

Milvio has consistently pushed the boundaries of figurative painting and sculpture, drawing on historical references to explore new possibilities for the future. Raised amidst the beauty of classical music and trained in the violin, he developed an early sensitivity to harmony and nuance before dedicating himself fully to painting.

His work channels sarcasm toward contemporary society, creating eclectic and contradictory imagery where classical compositional techniques merge with ironic commentary. Fables, myths, and archetypal motifs are simplified to speak directly to the viewer, inviting reflection on the absurdities and ironies of modern life.